Ci sono molti modi di vivere la propria sofferenza, la malattia… Il piccolo Nemecsec de I Ragazzi della Via Pal ci mostra che anche nella malattia si può continuare ad essere accanto a chi si vuol bene e a fare la propria parte per ciò in cui si crede: l’Amicizia, l’Onore, il Coraggio. La passione con cui vive Nemecsec, gli dà quella forza che il dolore, la malattia, sembravano avergli irrimediabilmente tolto; anzi, possiamo dire che proprio nel dolore, nella malattia, la passione riesce a infondere in lui quella forza sovrumana capace di portare i suoi amici alla vittoria.
I Ragazzi della Via Pal stanno lottando contro un altro gruppo di ragazzi rivali per il possesso di un campo di gioco. Alla guerra non partecipa l’unico soldato semplice, il piccolo Erno Nemeczec che, ingiustamente accusato di tradimento, giaceva ora a casa gravemente ammalato.
La lotta si sta per concludere con la vittoria dei ragazzi, quando un’intuizione del generale nemico sembra mettere a rischio l’esito della battaglia…
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- Al magazzino! - gridò ad un certo punto il generale. - Liberiamo i prigionieri!
Si voltarono tutti insieme come un sol uomo e si diressero verso il deposito.
Era una mossa imprevista che colse Boka di sorpresa. C'era pericolo che il nemico si riavesse proprio ora che sembrava sconfitto.
Feri Ats, alla testa dei suoi, correva gridando:
-Seguitemi! seguitemi!
Ma ad un tratto si arrestò: da un lato del magazzino era apparso all'improvviso davanti a lui un esile ragazzo. Il ragazzino che gli stava innanzi era più piccolo di lui di una buona spanna, era magro e pallido. Aveva le braccia levate in alto e gridava:
- Alt! Fermati!
Dalle truppe della via Pal, scoraggiate poco prima per l'improvvisa svolta che avevano preso le cose, si levò un coro di voci sorprese:
- Nemecsek!?... - E quasi non credettero ai propri occhi.
In un attimo il biondino e fragile ragazzo sollevò Feri Ats con uno sforzo sovrumano che solo la sua passione e la sua febbre gli davano la forza di compiere, e lo atterrò senza neanche lasciargli il tempo di riaversi dalla sorpresa.
Poi gli cadde addosso svenuto.
Feri Ats si rialzò rosso in viso per la rabbia e si guardò attorno con gli occhi scintillanti. Egli era lì, solo e sconfitto. Accanto a lui non c'era che il corpo esanime di Nemecsek.
Dopo aver sospinto fuori l'ultima Camicia Rossa ed aver richiuso la porta, i vincitori non seppero più contenere la loro gioia: l'aria risuonò di grida trionfali. Ma ecco Boka sopraggiungere di corsa con una ciotola d'acqua dalla parte della segheria, seguito da Jano.
Allora tutti si accorsero di Nemecsek e gli si assieparono intorno. Dopo le grida di giubilo seguì un costernato silenzio.
Con grande precauzione Jano sollevò tra le braccia Nemecsek e l'adagiò sulla soffice terra dello spalto della trincea. Poi provvide a bagnargli la fronte, i polsi e il viso. (…)
Nemecsek sorrise, trasse un sospiro profondo, poi chiese a bruciapelo:
- Abbiamo vinto?
- Sì - disse Boka, - abbiamo vinto; ma verso la fine l'abbiamo vista brutta: per poco non succedeva un disastro. E se non è avvenuto il merito è tutto tuo. Se non fossi arrivato tu, così all'improvviso, e non avessi affrontato Feri Ats, avrebbero liberato i prigionieri; Dio solo sa come sarebbe finita.
Ma Nemecsek sembrava contrariato:
- Non è vero! Lo dici per farmi piacere, perché sono malato.
E si passò la mano sulla fronte: Il sangue era rifluito nuovamente in quelle gote scarne, il viso era diventato rosso rosso. Si vedeva che la febbre lo divorava.
- Ora - gli disse Boka - ti riporteremo subito a casa. Non avresti dovuto venire qui. Non capisco come i tuoi genitori abbiano potuto darti il permesso di uscire.
- Non mi hanno dato nessun permesso. (…) Mio padre era uscito. Quanto alla mamma, era andata da una vicina a scaldarmi un po' di brodo. Rimasto solo sedetti sul letto e restai in ascolto. All'inizio non udivo niente di chiaro, di preciso; poi però mi giungevano squilli di trombe, scalpitar di cavalli, scoppi e grida. Infine sentii chiara la voce di Csele che diceva: "Vieni, Nemecsek! Corri, siamo in pericolo!". Cosa potevo fare? Quelle erano parole tue, Boka, parole dette dalla tua voce. Mi alzai, scesi dal letto, caddi, mi rialzai. Mi sentivo molto debole.
Quando però mi sono trovato davanti Feri Ats, cominciai a capire e a ricordare: "È per colpa di questo signore se io oggi non posso combattere a causa di quel bagno che mi ha fatto fare nell'acqua fredda. Forza, Erno, puoi prenderti la rivincita...È il tuo momento: ora o mai più!" Chiusi gli occhi e gli saltai addosso.
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[tratto da Ferenc Molnàr, I Ragazzi della Via Pal]
GIANNI