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Papa Francesco 1

Che cos’è la gioia?

“Il cristiano è un uomo e una donna di gioia. Questo ci insegna Gesù, ci insegna la Chiesa, in questo tempo in maniera speciale. Che cosa è, questa gioia? È l’allegria? No: non è lo stesso. L’allegria è buona, eh?, rallegrarsi è buono. Ma la gioia è di più, è un’altra cosa.“ Papa Francesco esordisce in questo modo durante una sua omelia. Parole spiazzanti, che incuriosiscono e nello stesso tempo ci aiutano a scendere in profondità, a non accontentarci di facili equivalenze. “La gioia – prosegue il Papa – è una cosa che non viene dai motivi congiunturali, dai motivi del momento: è una cosa più profonda. È un dono del Signore. Ci riempie da dentro.”

Come riconoscerla?

Papa Francesco aggiunge un altro tassello per riconoscere quale sia la gioia che serve da criterio di revisione di quanto si vive. “Si tratta di un’esperienza che cambia l’orientamento della vita di chi la compie: dalla chiusura in se stessi e dall’autoreferenzialità all’uscita da sé, al porre nell’altro il centro della propria esistenza. A sua volta, questa uscita da sé sarà indispensabile fonte di rinnovamento e rafforzamento della gioia che si vive e inviterà altri a entrare nella stessa prospettiva. Chi vive la dinamica circolare del dono (in famiglia, nell’attività professionale, nel volontariato) lo sa: non si può né si vuole più calcolare ciò che si dà e ciò che si riceve.”

Cosa può bloccarla?

Ultimo suggerimento Papa Francesco ha voluto consegnare a tutti noi. Perché accogliere la gioia diventi un modo di vivere, il Papa sottolinea la necessità di riconoscere ciò che può bloccarla. Ecco allora concluso una sorta di vademecum per tutti coloro che “vogliono scandalizzare”, scommettendo sulla bellezza e sulla pienezza della vita in una qualsiasi circostanza.
Tocchiamo qui ciò che in profondità ci trattiene dalla prospettiva della conversione e della gioia: la paura che la vita donata vada perduta. Affermare che si può essere felici anche nelle difficoltà rientra nella categoria dello scandalo. Fa emergere la seria obiezione della presenza del male nel mondo inteso non solo come questione astratta, ma come realtà esistenzialmente concreta di ciò che fa soffrire e chiudere su se stessi. Ma nella luce della gioia cambia anche la prospettiva sul male: l’attenzione a identificare la nostra complicità con il male e con l’infelicità che ne risulta fanno entrare in un cammino che non evita la difficoltà e la sofferenza, ma osa affrontarla”.

Maria Pia Maiullari

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