Libro di: Erlend Loe
Editore: Iperborea
Anno: 2011
Trama: Alla soglia dei venticinque anni, il protagonista scopre d’essere un attempato adolescente, in piena crisi d’identità e motivazioni, incapace di dare un senso a ciò che vive. È a partire da questa brusca epifania che decide di azzerare tutte le sue esperienze (abbandona il paterno ostello e interrompe gli studi universitari ormai all’ultimo anno) e di non riprenderle finché non avrà trovato e scelto la direzione verso cui vuole scientemente indirizzare la sua esistenza. Nella casa momentaneamente disabitata del fratello, comincia allora a riempire le sue giornate di piccoli, bizzarri gesti – come far rimbalzare per ore un pallone contro il muro o dare martellate su un banco da falegname... giocattolo! – che presto divengono assolutamente indispensabili, così come le continue, cervellotiche riflessioni sull’inesistenza del tempo che la lettura di un testo scientifico gli cagiona. Ogni progresso, così come ogni momento di bonaccia viene registrato in una serie di annotazioni simili ad un diario, che oscillano tra un’imbarazzante ingenuità e le più acute elucubrazioni, una leggerezza bambinesca e le conquiste che ai più apparirebbero scontate, mentre il protagonista vi approda dopo interminabili elenchi su ciò che desidererebbe per sé.
Consigliato: A chi cerca un’esperienza esistenziale piuttosto che letteraria, raccontata talvolta con l’ingenuità del disegno di un bambino, ma proprio per questo certamente genuina. Un percorso libero ed esperienziale, a passi piccoli ma ordinati uno dietro l’altro, per chi non ama i dogmi da dimostrare o difendere.
Il nostro parere: La lettura è abbastanza scorrevole, favorita dall’agilità dei paragrafi, ma tuttavia sin troppo lineare, compromessa da un andamento eccessivamente ipotattico e rallentata da una narrazione a scatti, priva di una struttura complessa. Il risultato finale, per questo, risulta un ibrido tra la prosa narrativa e il diario, pur non difettando in coesione e coerenza. Tutto sommato, il godimento e il contributo offerti dal libro sono, come detto, di tipo più esistenziale che letterario (per questo cercare altrove, please) e la gradualità del cambiamento è uno dei segnali che lasciano sospettare l’autenticità del percorso raccontato, la sua originalità. Quando la semplicità e il tono medio non rischiano di scivolare nella piattezza e nella banalità, offre diletto osservare il protagonista (che tace il suo nome e per questo lascia intendere la sovrapposizione con la figura dell’autore) nella ricerca del suo posto nel mondo e assistere a tutte sue piccole, bizzarre, quotidiane conquiste. La principale dote dell’io narrante appare la chiarezza con cui setaccia la sua interiorità (tutti quegli elenchi mostrano un tipo che sa ciò che vuole) per recuperare alla base la semplice bellezza della vita. Se gli esiti di questa ricerca appaiono ora strambi, ora divertenti, stupisce comunque come il piano della trascendenza si risolva negli interrogativi sul tempo, senza alcuna tensione verso il divino. In poche parole: naif, non proprio super.
L'Autore: Erlend Loe è nato a Trondheim nel 1969 ed è tra i più letti scrittori norvegesi. Abita e lavora a Oslo, ma ha a lungo vissuto in Francia e Danimarca. Autore di libri per bambini e sceneggiatore, deve tuttavia il suo successo proprio a Naif.Super, edito per la prima volta nel 1996 e tradotto in più di dieci lingue.