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Tu, mio

Libro di: Erri De Luca
Editore: Feltrinelli
Anno: 1999

Trama: È la rievocazione di un’estate del dopoguerra, il racconto proprio di quell’estate in cui il protagonista va incontro al battesimo di fuoco col mondo. Tra i flutti di un mare intenso, le metamorfosi di un corpo che cambia, matura s’indurisce, s’avvezza alle ferite del sole e del sale. Tra le viuzze di un’isola campana che racchiude e custodisce come una conchiglia i ricordi estivi, il travaglio di un animo inquieto che si lascia interrogare e non trova pace nelle risposte convenzionali. La storia e la guerra, la storia della guerra, sono ostinatamente inseguite dall’io narrante nelle parole di un umile e ammirato pescatore e di una misteriosa ragazza straniera, nelle voci di coloro i quali la storia l’hanno fatta e vissuta, negli incontri con questi affascinanti compagni di un’estate. Spiazzato dalle contraddizioni di una terra che ha combattuto e vinto una guerra di liberazione e si ritrova asservita ai nuovi alleati, da quella dei soldati nazisti che allegri prendono il sole e avvinazzati cantano l’inno delle SS in un locale pubblico, il ragazzo apprende da Nicola e Caia che la storia non è così semplice come la raccontano i libri. E sulla sua stessa pelle impara che nemmeno la vita lo è.

Consigliato a: A chi desidera una lettura di qualità da gustare tutta d’un fiato, magari sul balcone in una fresca sera d’estate o nel sonnacchioso pomeriggio, all’ombra di una pineta, tra il canto delle cicale.

Il nostro parere: La citazione di Itzik Manger che apre il libro – “Cosa è il mio assolo in faccia al vostro coro” – rappresenta un’utile chiave di lettura per l’opera. Se da una parte, infatti, essa è sicuro indizio del fuoco interiore che turba il ragazzo e lo spinge a scavare in profondità, dall’altra indica uno dei fondamentali nodi concettuali, quello della storia, e più precisamente del maggior valore umano assegnato ai racconti orali di coloro che ne sono stati protagonisti piuttosto che ai canoni per forza di cose semplicistici di quella istituzionale.
È questo un racconto di mare – anche se più di vita sul mare che di vita in mare – , che dall’acqua prende le sue mosse, con una lenta e simbolica emersione del protagonista da quel caldo e protettivo liquido amniotico alle brusche bruciature della vita adulta. Appare d’altronde evidente l’opposizione che racchiude la narrazione, cominciata tra le acque del mare e conclusa tra le fiamme di un incendio. Tra questi due poli contrastanti, la lettura scorre piacevole, seguendo un flusso continuo, non regolato e schematizzato da capitoli o interruzioni di sorta. Il piacere di tale lettura sta nel raccontare disinvolto, libero da fastidiosi cronachismi, anche se forse con qualche liricità di troppo. D’altro canto, la delicatezza (il primo rimando è alla tenerezza del titolo) è uno dei tratti salienti di questa scrittura, che si avvale inoltre di prestiti dalla lingua partenopea (che radicano la storia nel suo contesto ambientale e la caratterizzano), di insoliti e talvolta azzardati accostamenti di parole e di una non comune profondità di pensieri. Se può destare qualche perplessità proprio questa capacità d’espressione manifestata dal sedicenne narrante, non bisogna dimenticare che si tratta di una narrazione a posteriori, magari un ritorno alla memoria di quei vissuti così decisivi che il ragazzo compie in età adulta. Allora sembra rilevante notare che l’adulto non mette in discussione l’identificazione che Caia compie tra lui stesso e il padre di lei, perché è un fatto puramente ideale. In ogni caso, questo vissuto è ben inserito nella relativa brevità del racconto.

L'Autore: Erri De Luca è nato a Napoli nel 1950. Vive in prima linea la stagione sessantottina. Prima di divenire un giornalista politicamente impegnato, si dedica a lavori manuali quali l’operaio, il camionista e il muratore in Italia e Francia e nel continente africano. Impara l’ebraico da autodidatta e pubblica traduzioni di alcuni libri della Bibbia, tra cui Esodo/Nomi, Il libro di Rut, Giona/Ionà, Kohèlet/Ecclesiaste. Intense prove narrative del calibro di Tu, mio o Il contrario di uno fanno di De Luca uno dei più importanti e apprezzati scrittori italiani contemporanei.


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