Libro di: Giuseppe Pontiggia
Editore: Mondadori
Anno: 2004
Trama: Il romanzo narra la storia di un padre chiamato dalla vita a una responsabilità inaspettata: quella di educare e prendersi cura di un figlio disabile. Una responsabilità verso la quale si sente impreparato ma che lo porterà a doversi confrontare e scontrare con diverse realtà. Innanzitutto con se stesso: dovrà infatti imparare a riconoscere e dare un nome alle sue paure, ai suoi limiti (non solo caratteriali), ai suoi stessi pregiudizi, finendo per guardare la vita in modo diverso. Dovrà scontrarsi con la società e con le istituzioni, non abituate a rapportarsi con la diversità e ad essa a volte anche ostile. I suoi rapporti, le sue scelte, i suoi desideri verranno riscritti alla luce di un’esperienza che lo porterà insieme a suo figlio a rinascere una seconda volta. La storia è tratta da un’esperienza autobiografica, quella del rapporto tra Pontiggia e suo figlio.
Consigliato: A chi crede che educare sia solo un lavoro.
A chi vuole guardare il mondo da una prospettiva diversa.
Il nostro parere: Un romanzo ricco, innovativo, originale. Da leggere, rileggere, gustare, meditare. Si alternano frequentemente sequenze narrative in cui ritroviamo dialoghi asciutti e cristallini, e sequenze di carattere riflessivo. La struttura così concepita rispecchia un andamento narrativo tendenzialmente introspettivo con lunghe e forti incursioni nella vita del padre protagonista che viene via via modificandosi a mano a mano che il figlio cresce. La scrittura è lucida,geometrica, chiara e sa dare un nome preciso alle cose. Solo un dubbio alla fine assale il povero lettore: la storia è troppo bella ma in alcuni punti sembra poco scorrevole, forse appesantita da uno scrittore troppo presente che non lascia molto spazio ai suoi personaggi.